È già finita. Un annuncio ufficiale non c’è ma è il testo del Recovery che parla: nessun accenno al Superbonus 110% e 8,25 miliardi trasferiti da Pnrr (Piano nazionale Ripresa e Resilianza) al Fondo nazionale.
Un dettaglio tecnico? Niente affatto. Piuttosto, una sentenza grave: la maxi detrazione si ferma per sempre a dicembre 2022.
H2 Superbonus 110%: cos’è
Il Superbonus 110% è un’agevolazione, sotto forma di detrazione fiscale. È stato introdotto con il Decreto Rilancio e rimborsa ai cittadini il 110% delle spese sostenute per lavori di coefficientamento energetico, impianti fotovoltaici, clonnine di ricarica per i veicoli elettrici, ristrutturazione di abitazioni e interventi antisismici. Sono ammissibili tutte le spese sostenute dall’1 luglio al 31 dicembre 2022.
Il Superbonus 110% si aggiunge al Sismabonus (detrazioni fiscali previste per la riduzione del rischio sismico di edifici ubicati in zone a rischio alto) e Ecobonus (misura riservaae alla riqualificazione energetica di edifici).
La detrazione prevista nell’ambito del Superbonus 110% è fruibile in forma diretta (inserendola nella Dichiarazione dei Redditi e ottenendo, dunque, un rimborso diluito in 4 o 5 anni) o sotto forma di sconto in fattura, grazie al sistema della cessione del credito d’imposta.
Superbonus 110%: stop definitivo
Nessuna proroga, nessuna trasformazione in misura fiscale ordinaria. L’Italia delle ristrutturazioni agevolate dovrà dire addio al Superbonus 110% a partire dall’1 gennaio 2023.
La batosta arriva a sorpresa quando il rinnovo sia dava, ormai, come cosa fatta. Eppure, le indicazioni del Parlamento Europeo (che ha sollecitato a rinnovare la misura anche per il 2023), il successo dell’operazione, gli effetti di ripresa che la misura ha indotto sull’economia (e in particolare sul comparto dell’edilizia) e la considerazione che il patrimonio italiano sia ancora vecchio di almeno 70 anni (quindi, c’è ancora tantissimo da fare per metterlo in sicurezza) facevano ben sperare.
Invece, niente da fare: l’ultima proroga riguarda il termine di giugno 2022, fissato inizialmente come data finale per tutti e slittata poi a dicembre (a condizione che, entro l’ultimo giorno dell’anno, sia stato completato almeno il 60% dei lavori).
La crisi di Governo, certo, non aiuta e, nel frattempo, svanisce ogni traccia della possibilità di riordinare le aliquote previste dalla giungla di incentivi: sul piatto sembrava esserci un sostanziale accorpamento delle detrazioni in un’unica maxi misura del 75%, valido per tutti i lavori e tutti i bonus.
La speranza di veder risorgere il Superbonus 110% è legata, a questo punto, alla riforma fiscale (e, in particolare, al riordino dei tributi) che, però, richiede risorse finanziarie attualmente indisponibili nel bilancio dello Stato.
Ad avere la peggio, sono edifici e abitazioni ubicate in aree ad alto rischio sismico, che avevano nel Superbonus 110% l’unica opportunità per essere messi in sicurezza.
Per non contare, poi, che le agevolazioni avevano, finalmente, fatto ripartire in qualche modo anche il mercato dell’edilizia e del commercio, dopo la violenta batosta rappresentata dalla pandemia del Covid-19 e dal conseguente lockdown.
Il decollo del Superbonus, certo, non è stato esattamente come ci si aspettava. Ma si tratta di una lentezza legata, più che altro, alla carenza di operai specializzati. Secondo i dati diffusi dai sindacati, infatti, il Superbonus 110% ha faticato a spiccare il volo a causa della carenza di figure professionali: all’appello mancano, dunque circa 50 mila operai edili specializzati e 20mila tecnici, il che ha frenato la possibilità di effettuare praticamente i lavori.
La preoccupazione legata al fatto di avere commissioni (overo lavori di ristruturazione da fare) ma di non poterli eseguire a causa della carenza di manodopera riguarda ben l’87% delle imprese.