Le stime preliminari dell’Istat per il mese di luglio 2022 hanno rilevato un aumento dell’inflazione del 7,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, scatenando reazioni di allarmismo per il futuro dell’economia. La perdita del potere d’acquisto della moneta è avvertita con preoccupazione dagli investitori, soprattutto sul fronte delle obbligazioni, finalizzate a massimizzare il rendimento.
In uno scenario di questo tipo, tra le migliori alternative per mettersi al riparo dall’inflazione spiccano le obbligazioni convertibili, oggetto dell’analisi di questo articolo.
Cosa sono le obbligazioni convertibili
Le obbligazioni convertibili sono strumenti finanziari ibridi che combinano i vantaggi delle obbligazioni societarie a quelli delle azioni. Questo perché consentono al detentore del titolo di chiedere, entro un determinato periodo di tempo prefissato, la conversione in azioni (cosiddette “azioni di compendio”), diventando così azionista della società emittente. In sostanza, i convertible bond permettono alle società di finanziarsi inizialmente a titolo di debito e in seguito, se l’obbligazionista esercita la conversione, a titolo di capitale proprio.
Come i bond tradizionali, anche quelli convertibili hanno una durata fissa, decorsa la quale l’investitore ha diritto al rimborso del capitale, e pagano un interesse fisso (altrimenti detto cedola) a scadenze intermedie. Tuttavia, offrendo la facoltà aggiuntiva di convertire le proprie obbligazioni in un numero predeterminato di azioni, a parità di maturità hanno un rendimento minore rispetto alle obbligazioni standard.
Il possessore di bond convertibili può scegliere se diventare azionista della stessa società che ha emesso il titolo (conversione diretta) o se sostituire le proprie obbligazioni con azioni di altre società (conversione indiretta).
La conversione risulta conveniente quando, grazie ai buoni risultati di gestione, le azioni della società hanno registrato sostanziosi aumenti rispetto al momento dell’emissione del prestito obbligazionario. In altre parole, se la quotazione delle azioni alla scadenza stabilita risultasse salita, l’obbligazionista avrebbe tutta la convenienza a chiedere la conversione.
Perché scegliere le obbligazioni convertibili
Dal punto di vista della società emittente, l’obbligazione convertibile ha la convenienza di un basso onere per gli interessi. Per quanto riguarda l’investitore, il vantaggio è quello di godere della protezione tipica dei bond, con in più la possibilità di beneficiare del rialzo azionario. In sostanza, diversificando il portafoglio con obbligazioni convertibili, l’investitore può ridurre il rischio senza modificare le attese di rendimento.
Le obbligazioni convertibili funzionano bene anche in un contesto condizionato dall’inflazione, come quello attuale, in quanto conferiscono la possibilità di trasformare le obbligazioni in azioni e quindi di evitare gli effetti di una possibile perdita di potere d’acquisto della moneta. Inoltre, grazie alla loro natura ibrida, sono meno sensibili al rialzo dei tassi d’interesse rispetto ai bond tradizionali.
Poiché i titoli in circolazione sono pochi e poco liquidi, conviene puntare su un ETF, un tipo di fondo che, facendo riferimento ad un paniere ampio di titoli, riduce il rischio dell’investimento. Tanto per citarne uno, l’iShares Convertible Bond ETF nell’ultimo anno ha reso oltre il 28%, rivelandosi un ottimo strumento di protezione dall’inflazione.
Conclusioni
Nell’attuale contesto economico caratterizzato dall’inarrestabile corsa dell’inflazione, entrare nel mercato delle obbligazioni convertibili può rivelarsi un’ottima scelta per gli investitori che vogliono dormire sonni sereni. Infatti, come strumento a reddito fisso, consentono di diversificare la componente di credito, mentre dal punto di vista azionario, permettono di esporsi indirettamente e quindi con meno rischi.