Trasformare la vasca in doccia? Meglio rifare il bagno

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Più spazio, più tempo, meno acqua consumata: sostituire la vecchia vasca da bagno con una doccia ha una serie di vantaggi. Se le bollette aumentano (prima fra tutte quelle dell’elettricità), è tempo di essere ragionevoli. Soprattutto se lo scaldabagno è elettrico, l’acqua è sempre più costosa. Di conseguenza, l’imperativo è: ridurre i consumi. Ma è possibile accedere alle detrazioni fiscali?

Trasformare la vasca in doccia: perché conviene

Siamo d’accordo: la vasca permette di immergersi in un bagno caldo e rilassante. Ma ne vale la pena? L’uso quotidiano e ripetuto della vasca, soprattutto se la famiglia è numerosa, può non solo generare spese astronomiche per acqua e riscaldamento, ma anche richiedere molto tempo. I vantaggi di una doccia rispetto a una vasca da bagno sono indiscutibili: tra le due, la spunta senza dubbio la prima. Nel caso di una ristrutturazione completa, le argomentazioni a favore della doccia sono una questione di buon senso. Anche sostituire soltanto la vasca con una doccia, però, può essere un’opzione conveniente, tanto più che si può fare in sole 8 ore.

1. Più spazio

Oltre a una superficie più piccola, una doccia facilita anche il passaggio e, quindi, ottimizza i volumi. L’assenza di pareti consente un maggiore comfort di utilizzo (sebbene richieda alcuni accorgimenti di sigillatura). Una doccia, inoltre, trova posto anche negli spazi più impervi. La trasformazione della vasca in doccia, di media, fa risparmiare almeno un metro quadro: non sembra molto, ma può rivelarsi tanto, se la superficie dell’intera sala da bagno misura meno di 6 metri quadri.

2. Meno consumo d’acqua

Una vasca ingoia, di media, 150 litri d’acqua contro i 20-60 necessari per la doccia. Sostituirla permette, dunque, di dividere i consumi di acqua almeno per 3. Ma c’è di più: dotando la doccia di un sistema di nuova generazione, i consumi si riducono ulteriormente. Oltre che un risparmio per il portafoglio, la soluzione costituisce anche uno sforzo ecologico considerevole.

3. Risparmio sui consumi elettrici

Meno acqua consumata significa anche meno acqua da riscaldare e, quindi, un potenziale risparmio di elettricità.

4. Risparmio di tempo

Fare il bagno richiede molto più tempo che fare la doccia: nella migliore delle ipotesi, infatti, occorrono almeno 10 minuti per riempire la vasca e poi altri 10 per lavarsi, mentre per una doccia lunga 6-7 minuti costituiscono davvero un lusso. Nel caso di una famiglia, una doccia XXL consente, per esempio, di lavare più bambini contemporaneamente, riducendo ulteriormente il consumo d’acqua.

5. Design e comfort

L’installazione di una doccia non solo è più facile da progettare rispetto a quella di una vasca da bagno, ma consente anche una maggiore coerenza decorativa con l’ambiente. Infine, per la sua accessibilità e facilità d’uso, una doccia fa guadagnare in comodità. Per chi ama prendersi cura di sé, è, ovviamente, possibile installare un modello a idromassaggio.

Trasformare la vasca in doccia: quali agevolazioni

Fino allo scorso anno, non era possibile accedere alle detrazioni fiscali, semplicemente sostituendo la vasca da bagno con la doccia. Questo perché questa operazione si configura come manutenzione ordinaria. Tuttavia, le aziende consentivano di accedere ugualmente al bonus del 50% apportando al bagno modifiche (ad esempio, la sostituzione dei sanitari o del mobilio) compatibili con un progetto di ristrutturazione.

Dal 2022, però, la sostituzione della vasca da bagno con la doccia si configura come opera di abbattimento delle barriere architettoniche (a condizione che il piatto sia a filo con il pavimento) e rientra, pertanto, nelle agevolazioni fiscali nella misura del 75%.

Il costo della sostituzione è detraibile come credito d’imposta: basta inserirlo nella Dichiarazione dei Redditi per vederselo rimborsato in 4 rate annuali. In alternativa, si può ricorrere alla cessione del credito d’imposta all’azienda che effettua ii lavori, ricevendo in cambio uno sconto diretto in fattura. Il meccanismo della cessione del credito prevede che il commerciante, o l’azienda di ristrutturazione, accetti di ricevere il credito d’imposta dal cliente e lo comunichi sull’apposita piattaforma dell’Agenzia delle Entrate. A sua volta, l’azienda che effettua i lavori potrà cedere questo credito d’imposta a terzi o a Istituti bancari e finanziari per un massimo di due volte.

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